PENSIERI DI UNA WINE LOVER ERRANTE
Un amante del vino è spesso un amante della natura e vede nella vigna non solo un oggetto di studio, ma anche un luogo in cui ritrovare la serenità interiore.
Passeggiare tra i filari dona sensazioni di tranquillità date dalla linearità, da quell’ordine ricercato che segue la morfologia del territorio e che spesso crea panorami mozzafiato regalando emozioni diverse col susseguirsi delle stagioni.
Emozioni e storie che ci parlano anche del territorio.
Ogni Regione infatti è custode della propria storia e ce la racconta attraverso reperti antichissimi che testimoniano la produzione di vino già in epoche remote e tramite i vari cambiamenti che i territori hanno subito da popoli visitatori, o invasori, a seconda dei casi.
Le alterazioni non sono state causate però solo dall’uomo, o almeno non direttamente, ma anche da virus e malattie che hanno portato alla devastazione di interi territori e la perdita di tantissimi vitigni, recuperati solo in parte o sostituiti da impianti di vitigni internazionali, con non poche difficoltà per l’economia locale.
IL CLIMA IDEALE PER LA VITE
La Vitis vinifera, la vite dedicata alla produzione di uva da vinificazione, si sviluppa al meglio nelle zone temperate (tra il 30°e 50° parallelo) e al di fuori di queste sono davvero rari i casi di resistenza. Condizioni ostili alla sua crescita sono infatti l’elevata umidità e le temperature troppo basse o troppo alte per periodi di tempo prolungati. Resite invece piuttosto bene a climi siccitosi e spesso lo stress idrico dona delle produzioni di qualità.
IL FASCINO DELLA VITE
Il fascino della vite è insito nella sua forza vegetativa e nella sua grande sensibilità di sviluppare caratteristiche diverse in base alla zona in cui è coltivata.
Ha inoltre una grande capacità riproduttiva e di adattamento, sacrificando spesso in condizioni avverse lo sviluppo della pianta a favore di quello dei frutti, dei quali si ciberanno gli uccelli che a loro volta faranno cadere sul terreno i semi per consentire lo nascita di nuove piante.
L’UOMO E LA VITE: UN LEGAME INDISSOLUBILE
Naturalmente queste sono le caratteristiche primarie di una condizione selvaggia e sebbene siano sempre valide, l’uomo ha imparato nel tempo a sfruttare queste peculiarità a favore di una produzione dapprima di quantità e successivamente di qualità, mediante diverse forme di allevamento, densità d’impianto, rese per ettaro, tipologia di potatura e gestione della vegetazione, seguendo eventuali disciplinari di produzione (imposti dalle denominazioni cui si aderisce DOCG – DOC – IGT – IGP) e naturalmente tenendo conto di tutte le variabili costituite da terreno, inclinazione, clima, orientamento ed esposizione al sole e ai venti, vicinanza a corsi d’acqua, oltre alla progressiva sensibilizzazione nei confronti della salute della vigna e dell’ambiente mediante l’impiego di nuove forme di agricoltura (Biologica, Biodinamica, Sostenibile).
Ogni produttore sposa pertanto determinati princìpi in stretta connessione con il territorio che impara a conoscere, mai a dominare. Si crea così un legame tra vino e territorio talmente forte, che si ritrova nei toponimi delle denominazioni (DOC Bolgheri, DOCG Franciacorta, ecc.) oppure nei vigneti stessi che spesso prendono il nome da frazioni e contrade. Viceversa in alcuni casi sono intere zone e paesi a prendere il nome da fasi della vinificazione (ad es. Torco Livaro e Torco Gualtaro in Veneto. “Torco” deriva da Torchiatura).
I GIOVANI PRODUTTORI TRA INNOVAZIONE E RITORNO ALLE ORIGINI
Negli ultimi tempi si assiste a un sostanziale incremento di interesse da parte dei giovani, i quali rilevano aziende agricole di famiglia o le costituiscono ex novo. Si tratta di enologi e agronomi che portano in campo tecniche e tecnologie innovative, grazie a Università e istituti specializzati e a finanziamenti europei e regionali destinati alla ricerca e al recupero di questa antica forma di valorizzazione del territorio e della sua economia.
A tutelare ulteriormente alcuni paesaggi vitivinicoli, sia in Italia che nel resto del mondo, ci ha pensato l’Unesco dichiarandoli Patrimonio dell’Umanità.
Un ritorno quindi alle origini e alla terra, con la promessa di averne sempre cura e rispettarla. Non dimentichiamo che i produttori sono i custodi del paesaggio agricolo e hanno il compito di lasciare in eredità alle generazioni future una natura più fertile di quella che hanno ricevuto.
“Ma sopra tutto nel buon vino ho fede,
e credo che sia salvo chi lo crede”
Luigi Pulci
Il vino è come un buon libro, va raccontato, e tu lo sai fare molto bene. Auguri per il BLOG! 🍷