Penso che tutti abbiano nella vita un proprio “credo”, qualcosa per cui valga la pena vivere. Albino Armani ne ha uno e si chiama Vite.
Voglio parlarti del suo coraggio, della sua forza ed emozione nel raccontare quanto realizzato da lui e dalla sua famiglia per recuperare alcuni vitigni in qualche modo dimenticati, nel pieno del rispetto del territorio.
Si sa, l’Italia è il primo Paese al mondo per numero e tipologia di vitigni autoctoni sparsi in ogni regione e tanti sono i viticoltori che si battono per il loro riconoscimento, specie per quei vitigni annientati dalla fillossera anni addietro che ha lasciato al nostro patrimonio ampelografico solo quelli più “resistenti”.

ALBINO ARMANI E IL RISPETTO
Albino nelle sue 5 aziende ha voluto imprimere un unico filo conduttore basato sul “Rispetto”

Rispetto nei confronti del territorio cercando di adottare nelle sue cantine un basso impatto ambientale. Ne è un bellissimo esempio la cantina di Marano, completamente incastonata nella collina e rivestita da lastre di pietra tipiche della zona, sulle quali la vegetazione cresce liberamente affinché, tra qualche anno, possa ricoprire l’intera facciata e integrarsi con il profilo della collina.

Rispetto nei confronti dell’ambiente attraverso sistemi di agricoltura biologici e biodinamici, sfruttando la sinergia con i corsi d’acqua, le montagne e i microclimi di ogni territorio e con una grande attenzione alla sostenibilità ambientale.

Rispetto nei confronti della tradizione
attraverso il recupero di alcune varietà autoctone come il Lambrusco a Foja Tonda chiamato anche “Casetta”, spiegandoci quanto sia lungo e tortuoso il percorso da compiere per far sì che queste vengano riconosciute. Un coraggio non indifferente considerando che Albino ha impiegato circa trent’anni affinché ciò avvenisse.

Rispetto nei confronti delle generazioni future adoperando sistemi di ricerca in collaborazione con Istituti agrari e Università.

Rispetto nei confronti della comunità facendo passare all’interno delle sue proprietà e delle sue vigne una lunghissima pista ciclabile (Valdadige) ed un sentiero per escursionisti (Marano), aperti a tutti.

IL #BLINDBLOGGERTASTING

Ho personalmente avuto l’opportunità di toccare con mano due delle realtà costituite dalla famiglia Armani che ha aperto le porte ad un bellissimo evento: il #BlindBloggerTasting, letteralmente “degustazione alla cieca”, in cui ogni partecipante (15 professionisti o appassionati di vino, da ogni parte d’Italia e selezionati sui social) ha fornito una bottiglia della regione di provenienza, da vitigni autoctoni e rigorosamente coperta, affinché durante la degustazione ci si potesse confrontare sulle varie provenienze e su quello che i vini raccontano, senza essere influenzati dall’etichetta.

L’evento si è suddiviso in due giorni: il primo con la presentazione dei partecipanti e con la prima visita della cantina e della vigna di Dolcè condotta da Albino. Durante il primo giorno siamo stati onorati dalla presenza e dagli interventi di Giuseppe Casagrande, giornalista per guide e giornali di settore e commissario europeo nei concorsi enologici nazionali e internazionali, cui è seguita la Verticale di Foja Tonda con degustazione di formaggi della Latteria Perenzin da parte di Andrea Dei Rossi specializzato negli abbinamenti vino/formaggio, culminata nella cena del “blind” nella sala degustazione della cantina a Marano in Valpolicella.

Il secondo giorno c’è stata la visita della cantina di Marano alla “luce del sole” durante la quale abbiamo potuto cogliere la diversità di ambiente pedoclimatico all’interno del territorio della Valpolicella oltre che allo stile aziendale. Una bellissima particolarità è stata la bottaia, nella quale oltre a perdersi nella bellezza delle botti valorizzate da luci soffuse radenti alle pareti, si è immersi in eleganti melodie di musica classica, le cui vibrazioni agiscono positivamente sull’affinamento del prezioso nettare al loro interno. Questa pratica non è nuova in ambienti dediti all’affinamento di vini e distillati, ma ogni esperienza vissuta in questi luoghi, risulta di sicuro una gioia anche per le orecchie.

VERTICALE DI FOJA TONDA – NOTE DI DEGUSTAZIONE

Le mie note di degustazione delle 4 annate:
2017:
ESAME VISIVO: Rosso rubino penetrante, cristallino
ESAME OLFATTIVO: Frutti rossi appena raccolti, ciclamino, eleganti note vegetali
CARATTERISTICHE GUSTATIVE: Acidità medio/alta, trama tannica evidente, abbastanza caldo
2014:
ESAME VISIVO: Rosso rubino intenso.
ESAME OLFATTIVO: Prugna in confettura.
CARATTERISTICHE GUSTATIVE: Acidità medio alta, tannino vivo, abbastanza caldo, abbastanza morbido. Resa maggiore al gusto rispetto all’olfatto.
2010:
ESAME VISIVO: Rosso rubino carico, cristallino.
ESAME OLFATTIVO: Floreale (credo sia quello che abbia ricevuto più consensi da parte dei partecipanti, alla prima olfazione sono stata ammaliata da un bel profumo floreale, una sensazione simile a un eau de parfum femminile).
CARATTERISTICHE GUSTATIVE: Acidità presente ma attenuata, tannino elegante, ben smussato, morbidezze evidenti; eleganza, piacevole persistenza.
2003:
ESAME VISIVO: Rosso rubino intenso.
ESAME OLFATTIVO: Chiari e intensi sentori di tostatura (caffè appena macinato), fiori secchi, frutta sotto spirito, alloro, delicati cenni di lavanda e pellame.
CARATTERISTICHE GUSTATIVE: Acidità in linea con i suoi anni, tannino presente ma morbido.

Unico filo conduttore: verticalità, pulizia, persistenza, finale balsamico/mentolato molto piacevole, eleganza.

CONSIDERAZIONI FINALI E RINGRAZIAMENTI
È stata un’esperienza formativa e arricchente dal punto di vista professionale, ma altrettanto indiscusso è stato il valore umano emerso tra noi partecipanti, che ringrazio singolarmente, per la simpatia e la cordiale volontà di confronto e conoscenza reciproca.

Un grazie particolare ai padroni di casa Albino, Egle e Federico e ai loro collaboratori per la perfetta riuscita delle due giornate.

Naturalmente i ringraziamenti, meritatissimi, a Fabio e Francesco, che sono riusciti a dare vita a un evento unico ed emozionante favorendo il confronto rispettoso in un clima conviviale, gioioso e amichevole.

Due ultimi ringraziamenti, ma non per rilevanza: il primo alla mia compagna di viaggio, Dalila, che mi ha spronato a candidarmi e l’altro alla mia famiglia che, credendo in me, è stata felice del fatto che mi allontanassi da casa per qualche giorno, perché sa che per me il vino è piacere e svago, ma soprattutto una cosa seria, uno dei miei “credo”.